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fare ciò che mi comanderai. E inchinandosegli in terra,
adorollo e fecegli riverenza e ringraziollo ch era venuto
per lei a trarla di peccato e, fortemente piagnendo, sì gli
si gettò a piedi dicendo: Or che ti potrò io mai retribui-
re, signore e padre mio, di tanto beneficio? E come fu
giorno disse Abraam: Ista , su, figliuola mia, e andiance-
ne alla cella nostra. E quella disse: Io ho alquanto oro e
alquante vestimenta; che vuoi ch io ne faccia? E Abraam
disse: Lascia stare ogni cosa che hai guadagnato di pec-
cato. E levandosi puosela a cavallo e menolla con grande
allegrezza. E come fu giunto al suo luogo, mise lei nella
sua cella, ed egli stette in quella di lei. Ed ella, non ingra-
ta del beneficio di Dio che l avea rivocata a penitenza
per mirabile modo, vestissi uno ciliccio asprissimo a car-
ne ignuda, e in continui pianti e orazioni e stinenzia per-
serverò in penitenza stando rinchiusa nella predetta cel-
la, gridando a Dio senza ristare. E tanta contrizione
mostrò e sì amaramente pianse che non solamente Id-
dio, ma eziandio gli uomini che l udivano provocava a
pietade; e con molto pianto pregò Iddio che le perdo-
nasse i suoi peccati e mostrassele alcun segno come per-
donato le avesse. Li cui prieghi e pianti lo benigno Iddio
Letteratura italiana Einaudi 175
Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
ricevendo, sanò molti infermi per le sue orazioni, in se-
gno che le avea perdonato. E il beatissimo Abraam, do-
po la conversione della detta Maria, vivette anche dieci
anni e poi con gran consolazione e pace rendette l anima
a Dio, essendo in età d anni settanta. E nell ora della sua
morte vi si ragunò quasi tutta la cittade, e ciascuno per
santa divozione tolse delle sue vestimenta quello che po-
tette; e qualunque infermitade si toccasse colle predette
vestimenta o alcuna loro parte, incontanente si dilegua-
va via, e rimanea l uomo libero, in segno e in testimo-
nianza della santitade d Abraam. E poi dopi cinque anni
la predetta Maria sua nipote passò di questa vita, la fac-
cia della quale, a testimonianza della santità di dentro e
che Iddio le avea perdonato, risplendette poichè fu
morta sì mirabilmente che ogni uomo se ne maravigliava
e dava laude e gloria a Gesù Cristo, qui est benedictus in
saecula saeculorum. Amen.
Qui finisce la leggenda di S. Abraam.
Letteratura italiana Einaudi 176
Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
VITA DI MALCO MONACO
Istoria d un monaco di Siria, che fu preso e datogli moglie
per forza, ma non però perdette la sua verginità.
In una villa di Siria presso ad Antiochia a trenta mi-
glia, la quale si chiama Varonia, trovai un antico e santis-
simo uomo che avea nome Malco con una compagna an-
che molto antica e santa. La fama e la santità de quali
udendo, dimandai curiosamente da vicini se questa sua
compagna era per copula di matrimonio o d altra paren-
teria o spirituale amistade. Della qual cosa non sapendo-
mi eglino bene dichiarare, ma rispondendo tutti che
quelli erano molto santi e congiunti insieme con mirabi-
le amore di carità, anda mene a costui, e curiosamente lo
incominciai a dimandare del suo istato e della sua condi-
zione e di questa sua compagna che avea. Allora egli
umilmente mi rispuose e disse: Al tempo della mia gio-
ventù essendo io unico suo figliuolo al mio padre e alla
mia madre in quella villa, acciocchè la loro eredità non
perisse, vóllomi molto tosto dare moglie; la qual cosa ri-
nunziando io, e rispondendo che io volea essere mona-
co, incominciárommi a lusingare e minacciare in molti
modi e con molti argomenti trarre a loro volontà; la mo-
lestia de quali non potendo io più sofferire, avendo al
tutto diliberato di farmi monaco, e acceso d un buon di-
siderio, raccomandandomi a Dio, fuggi da loro occulta-
mente e misimi verso l occidente, portando meco alcuna
poca cosa da mangiare; e guidandomi e guardandomi
Iddio, dopo molte giornate pervenni a quell eremo che
si chiama Chalchidos, e quivi trovando santissimi mona-
ci, diventai loro discepolo e procurava la vita mia lavo-
rando colle mie mani, e domava lo mio corpo e per fati-
ca e per digiuni. E dopo molti anni vennemi in cuore,
per operazione del nimico, di visitare li miei e, se fosso-
Letteratura italiana Einaudi 177
Domenico Cavalca - Le vite di S.S. Padri
no morti, vendere le possessioni, e parte del prezzo dare
a poveri e parte al monisterio di quelli monaci dove io
stava, e (con vergogna il dico) parte serbarmene per mie
necessitadi come infedele e imperfetto monaco. Della
qual cosa sconfortandomi l abate mio, e, come uomo
esperto e discreto, dicendomi che questo era inganno e
pensiero del nimico, lo quale sotto ispezie di bene e
d onestade mi volea far tornare al secolo, e provandomi
per molte scritture ed esempli di molti che in simile mo-
do erano caduti e ingannati, dicevami che questo era un
tornare e un guatare a dietro, poichè io avea messo ma-
no all aratro e all ultimo eziandio pregandomi e scon-
giurandomi ch io non lo abbandonassi, io misero, come
ostinato e superbo, immaginando e credendomi che tut-
to ciò mi dicesse non per mio vantaggio, ma perch io gli
era utile al monisterio, non gli volli credere nè consenti-
re; onde vedendomi al postutto disposto a partirmi, ac-
commiatandosi da me, con gran dolore, come chi si
traesse un suo figliuolo morto di casa, e accompagnan-
domi alquanto diceva: Veggioti, figliuolo mio, nelle ma-
ni di Setanasso, e nulla buona cagione, nè legittima scu-
sa hai di partirti. La pecora che fugge del pecuglio,
spesse volte viene a mano del lupo. Per le quali tutte pa-
role non potendomi rivocare, raccomandandomi a Dio,
tornossi al suo monisterio con gran dolore. Or andando
io verso Edissa, pervenni a Beroi; nel qual luogo, per-
ciocchè quivi presso ha una solitudine molto dubbiosa,
per la quale ladroni e saracini discorrono e rubano e
prendono li viandanti, si sogliono ragunare molti che
vogliono passare, acciocchè andando molti insieme sien
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